Un civraxiu figlio della fede e della tradizione (e della passione delle donne di Tuili), un prodotto unico, delizioso, che non dovrebbe mai mancare in un paniere di dolci tradizionali, accanto a pardule, amaretti, gueffus ecc. Invece raramente supera i confini di questo centro ai piedi della Giara, che vanta uno dei centri storici meglio conservati di tutta l’Isola: una delizia che non si trova da nessun altra parte e in nessun angolo del mondo: SU PANI ARRUBIU: il pane che comincia a colorarsi di rosso quando uva passa e bucce d’arance si mischiano all’impasto di acqua e semola di grano duro (qualità Cappelli), il frumento dei nonni. Il terzo lunedì dopo Pasqua (così vuole la tradizione), il pane preparato dalle donne tuilesi viene portato nell’antica chiesa di Sant’Antonio Abate e depositato ai piedi dell’altare nelle corbule vicino alla grande statua in legno di Sant’Antioco, dove viene benedetto e distribuito gratuitamente ai fedeli presenti.
Farina di grano duro, lievito naturale, uvetta e scorza d’arancia: per grazia ricevuta ovvero da chiedere a Sant’Antioco, medico e martire che diede il nome all’isola scelta da fenici e cartaginesi. Quel santo faceva miracoli, guarigioni e altri prodigi. Le donne gli offrivano un pane propiziatorio, ma una “maestra del pane” nata e cresciuta a Tuili (di nome Natalina) decise che l’impasto andava arricchito. Erano gli anni Trenta, quasi un secolo fa. «Nell’impasto aggiunse l’uvetta e la scorza d’arancia, il pane povero diventò più ricco, su pai arrubiu , adatto a un santo a cui si chiedono ancora oggi miracoli».
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