Il 18 aprile del 2010 per il paese di Villanovafranca è stato un risveglio amaro; la notizia si è sparsa in fretta nel piccolo paese del medio campidano: “Suor Annamaria ci ha lasciato”.
Lascia attoniti e increduli tutti quanti ma soprattutto chi ha conosciuto i suoi modi di fare sempre sereni e allegri anche nei momenti più difficili della malattia, anche perché “la suora del sorriso” ha lasciato trasparire fino all’ultimo la sua voglia di vivere a sé stessa e agli altri. “Conobbi suor Annamaria il 6 Gennaio 1994 mentre percorrevo, con la mia renault 5, la provinciale che con 3 km di tornanti porta al paese di villanovafranca: ero infatti invitato a pranzo a casa dei miei suoceri che vivevano proprio lì a Villanovafranca. Pioveva tantissimo, ad un tratto in mezzo alla strada intravidi una vecchia fiat 127 blu in panne: fuori dall’auto scorsi 2 suore, bagnate dalla testa ai piedi, che cercavano di fermare le auto di passaggio per chiedere aiuto agli automobilisti di passaggio, una di loro era proprio suor Anna Maria: nessuno si fermava. Non sò perché ma decisi di fermarmi: poco da fare, anche perché come meccanico sono decisamente negato. Decisi di prendere il cavo per traino (che avevo obbligatoriamente nel cofano) e rimorchiai l’auto con le tre suore (la terza suora, anziana, era rimasta dentro l’auto) fino all’officina del paese di villanovafranca: lasciammo l’auto lì e accompagnai le religiose all’asilo (sede della loro dimora).
Parecchio tempo dopo alla fine di una cerimonia religiosa nella parrocchia del paese di Villanovafranca, si avvicinò a me una suora, sorridente e con fare dolcissimo mi disse “Lei è il nostro angelo… si ricorda?”. Ad un tratto mi rimbalzò l’immagine di quel 6 gennaio bagnato, e le risposi “certo”. Da quel momento, per me religiosamente poco praticante, è sempre stato un grande piacere salutare e scambiare due battute con quella suora che faceva del sorriso e della sua simpatia la sua arma migliore: I bambini e i ragazzi stravedevano per lei tanto da chiamarla “La suora buona”. I giovani (anche i meno abituati all’ambiente religioso), riuscivano sempre a ricambiare il suo sorriso e magari a ricordare i tempi del catechismo che con lei avevano vissuto.
Oggi è difficile spiegare al mio bambino che “la sua suora” non c’è più; quella suora che, durante la messa, lo chiamava per portare il pane nel momento dell’offertorio e che lui dal momento in cui entrava in chiesa la cercava e le strizzava l’occhio.
Suor Anna Maria è lì, seduta vicino a colui che ha sempre amato e in virtù del quale ha sempre vissuto e anche se il suo sorriso a noi mancherà tantissimo, Lei da lassù continuerà a pregare per la comunità di Villanovafranca, per i suoi bambini che dalla scuola materna fino al catechismo ha insegnato l’amore per il prossimo e la gioia della vita.
Un insegnamento per tutti però suor Annamaria l’ha lasciato: “Un sorriso molte volte vale più di tante parole; con un sorriso si può amare e talvolta anche regalare tanto conforto a chi ne ha bisogno”: ciao Suor Anna Maria.
Leave a Reply