Sembrava una partita come tante altre, come tanti altri Cagliari-Juventus il classico scontro isolano tra tifosi “identitari” a sostenere la squadra che rappresenta la loro terra e le loro origini e tifosi prestati a un dio maggiore che vedono nella vittoria e nello strapotere sportivo una sorta di riscatto socio-sportivo.
Lo spettacolo stavolta è stato un pò diverso tanto da lasciare la cronaca della partita in secondo piano: Uno stadio ai piedi di Rombo di Tuono. Prima della partita contro la Juventus al Sant’Elia, Gigi Riva è stato premiato con il “Collare d’Oro al merito sportivo”, la massima onorificenza dello sport italiano, conferita dal Coni. Un riconoscimento alla carriera di un atleta “più unico che raro”, come affermato nei giorni scorsi dal presidente del Comitato olimpico italiano, Giovanni Malagò. Riva, tutt’oggi capocannoniere della Nazionale con 35 reti in 42 partite, al momento della cerimonia è apparso visibilmente commosso mentre dagli spalti è partito un applauso che sembra non finire più. Dalla curva nord dei tifosi rossoblu è spuntato anche uno striscione: ‘Onore a te, Gigi, che hai reso grande questa maglia’. E poi il coro: ‘C’è solo un Gigi Riva’.
Per Gigi, gli occhi lucidi; La voce è la stessa ma più stanca, scavata da una vecchiaia che si fa fatica ad accettare. Il saluto alle nipoti è un omaggio al nemico tempo che fugge, i capelli son bianchi, le rughe segnano un volto abituato ad esser raffigurato nella sua perfezione quasi divina. Il microfono tradisce una mano che trema, forse stremata dalle pagine di storia scritte nel frastuono del rombo di tuono.
Gli anni passano, Cagliari e il Cagliari si trasformano, ma lui è ancora qui. Logorato, lento ma monumentale, consumato dalle stagioni che l’hanno visto trasformarsi da storia a leggenda e che ci accompagnano nella malinconia di chi non si rassegna alla sua umanità e lo immagina ogni giorno ultraterreno e invulnerabile. Un’umanità che si palesa beffarda nella sua emozione, che si trasmette ad uno stadio commosso e inginocchiato al cospetto di chi, quasi quarantasette anni fa, comunicò ad un mondo senza comunicazione l’esistenza di una terra inesistente.
Eppure anche in questa occasione le polemiche non sono mancate:
“E poi vorrei salutare le mie nipotine che sono qui in tribuna: purtroppo sono tutte femmine, quindi nessun futuro calciatore”, con queste innocenti, affettuose e simpatiche parole, Gigi Riva ha ieri concluso il suo breve discorso durante la premiazione che ha insignito Rombo di Tuono del Collare d’oro.
Parole non digerite da Luisa Rizzitelli, presidentessa dell’Associazione Assist Associazione Nazionale Atlete che ha sottolineato al grande Gigi che anche le femmine nel calcio sanno dribblare e segnare quanto i colleghi maschi.
Carissima dr.ssa Rizzitelli, sono certo che Riva oltre essere stato campione sul campo lo è anche fuori dal campo e ancora di più è campione come nonno: sicuramente non voleva fare una discriminazione sessuale ma voleva scindere – come giusto che sia – il calcio maschile da quello femminile (che peraltro ai fini tecnici è molto diverso) e che se voleva aprirsi una vetrina per farsi “conoscere” proprio in questa occasione, ha scelto sicuramente quella sbagliata.
Per ultimo ho voluto lasciare l’indecoroso gesto dei tifosi della Juventus al passaggio di Riva davanti alla loro postazione: Dopo aver ricevuto il Collare d’Oro, Riva – per salutare i tifosi che lo acclamavano – si è spostato dal centro del campo in direzione della Curva Nord. Poi tornando indietro, il passaggio sotto la Tribuna. Infine il campionissimo si è diretto ovviamente anche verso la Curva Sud.
Al suo passaggio davanti al settore ospiti (parte inferiore della Tribuna) nessun applauso da parte dei tifosi della Juventus: soltanto un bel “Cagliari vaffanculo!”. “Cari tifosi Juventini, lo sò che vi dispiace, avete comprato tutto: arbitri, scudetti, tv, giornali e giornalisti, ma LUI (… maiuscolo) non siete riusciti a comprarlo e questo …… non lo manderete mai giù perchè Riva per la Sardegna è sacro e intoccabile anche perchè ne lui ne noi conosciamo la parola che per voi è di casa “VERGOGNA”.
Leave a Reply