Portieri si nasce ovvero si diventa; si può essere dei grandi portieri senza essere ( … mai stati) degli autentici para-rigori (vedi Dino Zoff) come d’altronde si può essere l’esatto contrario.
Da giovane mi è sempre piaciuto il ruolo del portiere e credo – nel mio piccolo – di esserlo anche stato, nonostante la mia carriera calcistica stia ancora gridando vendetta. Quando mi sono dilettato nel ruolo, nonostante il mio fisico si sia sempre rifiutato di darmi una mano d’aiuto (soprattutto nell’altezza), credo di avere sempre capito i fondamentali tecnici del compito (forse anche più di qualche altro che è riuscito ad arrivare a carriere calcistiche tutt’oggi invidiabili).
Una delle mie specialità erano i rigori: Ne paravo tantissimi e ciò lo attribuivo al fatto che avevo un mio metodo (che ancora tanti portieri ho notato che mettono in pratica specialmente nelle competizioni internazionali).
Il peggior nemico di un portiere che vuol parare un rigore si chiama “fallacia dello scommettitore”: un errore logico che consiste nel credere che se un giocatore calcia sempre in un angolo preciso della porta, per le leggi delle probabilità il successivo, lo tirerà nella direzione opposta.
Si da il caso che i rigoristi (di solito bravi attaccanti) non prestino poi così tanta attenzione al calcolo delle probabilità e non abbiano ancora capito a pieno come sfruttare la fallacia dello scommettitore a proprio favore. La migliore strategia per questi ultimi sarebbe infatti quella di guardare dove hanno calciato i precedenti giocatori, invece di tirare il rigore senza prestare attenzione a come è stato calciato dai giocatori arrivati al dischetto prima di loro (……. se hanno calciato a destra e hanno segnato dovrebbero continuare a calciare lì). Il consiglio per i portieri, invece, è tutto il contrario: scegliere sempre prima dei tiri di rigore in maniera casuale dove tuffarsi e poi attenersi scrupolosamente alla decisione a prescindere da dove pensano tireranno gli attaccanti: credetemi, FUNZIONA!!!!
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